Il futuro della Chiesa greco-cattolica ucraina: La Visione di Sua Beatitudine Svaitoslav
Questa visione è stata espressa dal Capo e Padre della CGCU in occasione del decimo anniversario della sua intronizzazione, il 28 marzo 2021.Riflettendo su come proseguire insieme verso il futuro, chiediamo prima in preghiera al Signore Dio come Egli vede la nostra Chiesa oggi e domani. Ricordo che, all’inizio della guerra nel Donbas, condivisi le mie preoccupazioni con Papa Francesco, dicendogli: «Domando al Signore: perché ci hai fatto risorgere dopo la caduta dell’Unione Sovietica?! Perché infondi il respiro dello Spirito Santo nel corpo della nostra Chiesa, un tempo morta e sepolta?». In risposa il Santo Padre rispose: «Sembra che voi abbiate una missione speciale nella Chiesa Universale e nel mondo contemporaneo. Dio ha dei piani speciali per voi!».
Per questo motivo, quando ci rivolgiamo al Signore Dio in preghiera per il nostro futuro, domandiamoci come Egli voglia che agiamo in questo tempo. Non limitiamoci a creare piani umani, ma cerchiamo la volontà di Dio per noi cristiani, per la nostra Chiesa in Ucraina e nel mondo, e per l’umanità che sta nascendo davanti ai nostri occhi. Una volta, quando stavo cercando risposta a questa domanda, al mio cuore sono giunte le parole di Cristo che egli rivolse ai suoi discepoli prima dell’Ascensione. Queste ultime, in effetti, rappresentavano la strategia per lo sviluppo della Chiesa lasciata dal Salvatore agli apostoli. Egli disse così: «Andate… e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19). Questa è una strategia eterna, immutabile — la volontà di Cristo per il Suo corpo risorto, che è la Chiesa di Cristo in quei tempi, in cui siamo in attesa della Sua gloriosa seconda venuta.
Tuttavia, per essere in grado di comprendere correttamente la strategia di Dio per la nostra Chiesa, ritengo sia essenziale ascoltare nuovamente la voce del Santo Padre, che ci invita a realizzare tale strategia in chiave di una conversione pastorale. Dunque, immaginiamo il nostro futuro, ascoltando il mandato di Cristo risorto e facendoci guidare dallo Spirito Santo, che parla a noi attraverso il successore Apostolo Pietro.
Andare
La prima cosa che dice Cristo è, — «Andate!». Secondo Papa Francesco, si tratta di cambiare il modo di comunicare e costruire relazioni tra le persone. La conversione pastorale serve affinché, la Chiesa, come comunità missionaria, esca dalle proprie mura per incontrare il mondo contemporaneo, non per condannarlo, ma per salvarlo in Cristo.
Noi abbiamo la necessità di attuare un cambiamento nello stile, nei metodi di comunicazione e di azione comunitaria. L’aspetto più importante di questa conversione pastorale ritengo sia il seguente passaggio — dalla ricerca di onori al prendersi cura delle ferite dell’umanità contemporanea. Perché con la rinascita della nostra Chiesa, abbiamo talvolta recuperato visioni antiquate del suo ruolo e della sua posizione, — visione su come era una volta, prima della sua distruzione. A volte percepiamo inconsciamente il nostro ruolo e il nostro modo di essere presenti come Chiesa nella società come una presenza dei «principi della Chiesa». Penso che, nel mondo contemporaneo, sia necessario abbandonare questa posizione e andare verso qualcosa di diverso.
«Andare» nel mondo contemporaneo significa scendere dai piedistalli, abbandonare privilegi e riconoscimenti, scendere dall’alto dei presunti signori, principi, per servire l’uomo contemporaneo. Questo vale per vescovi, sacerdoti, monaci e monache, e membri di diversi movimenti religiosi come pure di comunità civili. Dobbiamo scendere dai nostri piedistalli per avvicinarci alle ferite della società moderna, che sono spesso purulente, piene di dolore e sangue. Dobbiamo lavare e guarire queste ferite.
Insegnare
Successivamente, Cristo dice di insegnare! Cosa significa questo oggi? Insegnare — non significa dare ordini con il potere derivante dall’autorità, insegnare con tono paternalistico, come tutti dovrebbero vivere, o rimproverare coloro i quali vivono diversamente da come vorremmo.
Dobbiamo, ripeto, scendere da quel piedistallo di mentore, castigatore, severo insegnante con il righello in mano e stare accanto all’uomo moderno come quelli che insegnano con l’esempio personale, che convincono con la forza della testimonianza personale, che non costringono con il potere, ma che affascinano con la fede personale, con la posizione di discepolo di Cristo. Solo in questo modo possiamo insegnare e rendere discepoli gli altri, trasmettere loro quel modo di essere discepolo che caratterizza i successori di Cristo, i suoi seguaci e i membri della Chiesa.
Battezzare
Adesso — passiamo ora al nostro prossimo passo. Gesù Cristo dice: «Andate… e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Nella società contemporanea si è formulata una concezione errata della Chiesa come una sorta di organizzazione per l’erogazione di servizi sociali, incaricata di soddisfare le esigenze della sfera sociale della persona, che lo Stato non riesce a coprire, oppure come un’istituzione culturale e intellettuale. In realtà, la Chiesa di Cristo è un organismo sacramentale. Cristo ci invia a insegnare non per semplicemente accrescere le conoscenze delle persone, ma per battezzarle. La Chiesa, in quanto organismo sacramentale, corpo sacramentale di Cristo, non può non amministrare i Sacramenti. Abbiamo gli strumenti per poter lavare e curare le ferite umane, causate dal peccato e da cui sgorgano fiumi di sangue e pus. I Sacramenti della Chiesa sono questi rimedi salvifici.
Anche in tempo di pandemia, non possiamo rinunciare a battezzare e dare vita, nel Sacramento del Battesimo, a nuovi membri della Chiesa. Non possiamo smettere di conferire la Cresima, il dono della Pentecoste. Non possiamo cessare di celebrare il Sacramento dell’Eucaristia, soprattutto quando il nostro popolo domanda il Sacramento della Confessione, dal momento che grande parte dei nostri fedeli sono costretti a vivere la propria vita eucaristica online. Non possiamo esimerci dal riversare la forza risanatrice della misericordia di Dio nell’uomo contemporaneo. Non possiamo smettere di ordinare nuovi vescovi, sacerdoti e diaconi. Non possiamo non unire in matrimonio nuove coppie. Non possiamo smettere di ungere con l’olio della guarigione coloro che soffrono malattie più gravi. Non possiamo non amministrare i Sacramenti!
Ricostruire
La prossima sfida della conversione pastorale — riguarda la ricostruzione delle nostre istituzioni ecclesiali. La Chiesa è spesso vista come un’antica struttura immutabile, una piramide che resiste già da duemila anni e che ora sembra sgretolarsi per la vecchiaia. Anche questa è un’idea errata. La Chiesa — è una comunità viva, con una struttura gerarchica che genera nuove strutture idonee per mantenere unita la comunità, per servire la comunità con modalità adatte ai moderni metodi di comunicazione, dialogo e al nuovo modo di esistere della società contemporanea nella nuova cultura.
Quando comprendiamo che la Chiesa — è una comunità composta da vescovi, sacerdoti, monaci e monache, ma soprattutto dai fedeli, che costituiscono la sua parte più ampia, allora possiamo immaginare come questa comunità debba vivere in nuove circostanze e quali forme di vita istituzionale debba creare.
Essere Solidali
E un ultimo aspetto. Dobbiamo attraversare una certa conversione da una visione della Chiesa come — una corporazione finanziaria che cerca mezzi materiali per la propria esistenza, per garantire il proprio sostentamento, pianificando le sue attività su basi economiche. Questo modo di pensare è completamente estraneo alla Chiesa, che non ha interessi lobbisti. La Chiesa — è una comunità di solidarietà, in cui tutti i membri sono chiamati a condividere i propri doni. La Chiesa — è una comunità continuamente arricchita dal Signore, che non smette mai di donarle qualcosa di nuovo, le dona nuove persone con talenti, competenze e visioni… Il tesoro più grande della nostra Chiesa sono le persone! E ognuno, entrando nella comunità della Chiesa, è chiamato a mettere i propri doni al servizio della collettività, perché solo così può svilupparli e moltiplicarli.
Nel Vangelo, c’è un episodio in cui Gesù dice ai discepoli di sfamare cinquemila persone, senza contare donne e bambini, con cinque pani e due pesci (Mt 14, 14–21). I discepoli dubitano di poterci riuscire. Ma Gesù benedice il cibo che hanno, e la Sua benedizione diventa un momento di moltiplicazione. Anche noi spesso sentiamo che i nostri bisogni superano le nostre possibilità. Ma Dio moltiplica le nostre risorse con la Sua benedizione celeste.
Dunque, la nostra strategia — è camminare insieme per insegnare a tutte le nazioni e culture con cui viviamo e con cui dialoghiamo, e per condividere la ricchezza della nostra eredità liturgica e spirituale di Kyiv, come una Chiesa globale unita. Dobbiamo fare discenti tutti i popoli, condividendo i Sacramenti della Chiesa di Cristo e battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così il Signore Dio benedirà la nostra Chiesa e, operando attraverso di noi, — benedirà il mondo intero.