V. Il restauro della Metropolia di Galizia (1808)
Metropolita Lev Sheptytsky. Autore del ritratto Luka Dolynsky
L’istituzione della Chiesa ucraina nella Confederazione polacco-lituana non durò a lungo. A causa dell’indebolimento e della divisione dello stato nel 1772, 1793 e 1795, l’Impero Russo estese il suo potere alle vicine terre ucraine, accompagnandolo con la repressione contro gli “uniati” e la loro forzata “conversione” alla Chiesa di Mosca. Negli anni 1768-1796 l’Ucraina della Riva Destra passò sotto il dominio di Mosca. La stessa sorte toccò nel 1839 alla Bielorussia occidentale e alla Volynia settentrionale, mentre nel 1875 fu la volta dei territori di Kholmshchyna e Pidlyašja. Sul piano religioso, nel 1685-1686 la parte ortodossa della Metropolia di Kyiv fu annessa al Patriarcato di Mosca.
Allo stesso tempo, nella parte occidentale dell’Ucraina, l’idea dell’unità ecclesiale ortodosso-cattolica diventava sempre più diffusa. Al Concilio di Uzhgorod del 1646, la parte del clero della diocesi di Mukachevo, il cui territorio era stato sotto il dominio ungherese per secoli, decise di restaurare l’unione con Roma. L’Unione di Uzhgorod che ne conseguì, si basava su principi simili a quelli dell’Unione di Brest, e tra le sue premesse vi era un ampio spazio dedicato al contrasto contro la diffusione del protestantesimo, così come al desiderio di pari diritti con i cattolici romani. Tuttavia, l’Unione fu applicata in queste zone solo a metà del XVIII secolo – dopo la transizione di tutta la Transcarpazia sotto il dominio della monarchia austriaca degli Asburgo.
La politica educativa degli Asburgo fu di grande importanza per cambiare la natura delle relazioni tra i cristiani di diverse tradizioni, prima in Transcarpazia e poi in Galizia, territori che dopo la prima spartizione della Confederazione polacco-lituana (1772) entrarono a far parte della monarchia austriaca. La gerarchia greco-cattolica, i cui membri erano ufficialmente chiamati “uniati” per ordine di Maria Teresa d’Asburgo in riferimento al rito orientale – “greco” – e alla giurisdizione occidentale – “romana” – che li caratterizzavano, ottenne il riconoscimento e il sostegno del governo imperiale, che si manifestò con l’uguaglianza dei diritti rispetto ai cattolici romani, l’accesso all’educazione civile e teologica nella propria madrelingua, un sussidio statale minimo e la registrazione organizzativa della Chiesa e delle sue strutture amministrative (nel 1771 il governo austriaco riconobbe l’eparchia di Mukačevo, da cui nel 1818 si separò l’eparchia di Prjašiv).
Nel 1808 la Metropolia di Halyč fu restaurata e insediata a Leopoli.
Le riforme asburgiche portarono all’istituzione dei principi di tolleranza religiosa e di rispetto per la libertà di coscienza, nonché all’integrazione dei cristiani ucraini e delle loro strutture ecclesiali nella vita statale e politica. La Chiesa greco-cattolica della Galizia era destinata a svolgere un ruolo speciale nel movimento nazionale ucraino. Sebbene la maggior parte del clero greco-cattolico fosse stata polonizzata tra la fine del XVII e l’inizio del XIX secolo, alcuni membri del clero e dei seminaristi inferiori guidati dalla “Trinità russa” (Markiyan Shaškevyč, Ivan Vagilevyč e Yakiv Golovatskyi) volsero le proprie mire verso la gente semplice. Il ceto istruito portò avanti una riflessione sul passato storico di questa gente, sul suo patrimonio culturale e sui suoi bisogni sociali, e promosse l’idea di un unico popolo (ucraino), diviso tra i due imperi e diverso sia dai polacchi che dai russi. Fu questa l’idea che costituì la base della piattaforma politica delle prime istituzioni nazionali emerse durante la rivoluzione del 1848-1849 sotto l’iniziativa e la guida della gerarchia greco-cattolica: il Consiglio principale russo, la “Patria Galizia-Rus’” (associazione letteraria a scopo educativo che agiva attraverso scuole ecclesiali, libri, ecc.), la Casa popolare, ecc. Nel 1868 fu fondata l’associazione “Prosvita”, che svolgeva l'attività educativa tra i contadini ucraini. In ogni città e villaggio erano presenti i suoi centri culturali, con sale di lettura gestite da sacerdoti locali. Le figure sociopolitiche e culturali ucraine più importanti erano spesso membri di questa organizzazione.