Il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina: il male si vince con la preghiera e la conversione
«Il nostro paese soffre ogni giorno le conseguenze della guerra e, forse più di tutti gli altri popoli, prega e desidera la pace». Lo ha detto Sua Beatitudine Sviatoslav, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, in un’intervista a Vatican News l’11 ottobre, alla vigilia della preghiera del Rosario per la pace nel mondo presieduta da Papa Leone XIV in Piazza San Pietro, alla presenza della statua della Madonna di Fatima.

Sua Beatitudine Sviatoslav ha evidenziato il profondo significato spirituale dell’iniziativa del Santo Padre di pregare ogni giorno per la pace durante il mese di ottobre, in particolare per il popolo ucraino, che da quasi quattro anni vive in condizioni di guerra su vasta scala.
«Questa iniziativa del Santo Padre ha avuto un’eco particolare nel cuore degli ucraini — ha spiegato Sua Beatitudine Sviatoslav — perché il nostro paese soffre ogni giorno le conseguenze della guerra e, forse più di tutti gli altri popoli, prega e desidera la pace».
Egli ha aggiunto che per gli ucraini oggi la pace non è solo una parola o un accordo fra i potenti, ma «lo spazio della vita e dell’armonia, dove l’esistenza umana può essere custodita e sviluppata».
«Senza la pace non c’è cultura, non c’è civiltà, non c’è umanesimo, non c’è futuro», ha ribadito il Primate, sottolineando che la preghiera per la pace non è soltanto un dovere spirituale, ma anche una via concreta per raggiungerla.
Tornato di recente da Fátima, Sua Beatitudine Sviatoslav ha ricordato il messaggio della Beata Vergine Maria, che più di cent’anni fa offrì una risposta all’umanità stanca della guerra. «Nel 1917 il mondo e l’Europa erano esausti per la Prima guerra mondiale, che aveva portato tanta distruzione e tante vittime. Allora la Madonna non si è rivolta ai potenti, ai re o ai generali, ma ai più deboli di questo mondo: a dei poveri piccoli pastorelli, consegnando loro gli strumenti per costruire e raggiungere la pace — la preghiera e la conversione».
«Noi ucraini — ha proseguito — abbiamo accolto questo appello: pregare per la conversione di coloro che ci uccidono».
Il Capo della Chiesa ha sottolineato che la preghiera ha un significato più profondo di un semplice rito esteriore: «La preghiera non è solo un rituale. È una relazione. Quando una persona, una nazione o una Chiesa entrano in relazione con Dio, attingono alla fonte della vita e della pace, che poi possono portare nei contesti dove la pace manca».
Sua Beatitudine Sviatoslav ha ricordato che da dieci anni la Chiesa greco-cattolica ucraina prega ogni giorno per la pace e, dall’inizio della guerra su vasta scala, ininterrottamente. «Ogni giorno alle ore 20 il nostro popolo prega il Rosario, che unisce migliaia di persone. Pregano insieme, anche online, per la pace. Ci sono parrocchie dove le porte delle chiese non si chiudono, a catena persone si susseguono per perpetuare questa preghiera», ha raccontato.
Sua Beatitudine ha anche messo in risalto la forza della preghiera dei bambini: «La preghiera di un bambino è capace di aprire il cuore di Maria, la Madre di Dio. Lei ci ha assicurato che, alla fine, il suo Cuore Immacolato trionferà. E questi bambini, con la loro preghiera, avvicinano quel trionfo».
Alla fine, Sua Beatitudine Sviatoslav ha ringraziato i bambini e tutti coloro che pregano per la pace: «Sono grato a nostri bambini perché possono essere per noi in un certo senso dei ”maestri della preghiera”, anche per il loro desiderio di creare la propria relazione personale con Dio, per crescere, vivere, meditare la propria storia, la storia del proprio paese, della propria Chiesa, per costruire la pace in Ucraina e nel mondo intero».
Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)