«Io ho scelto voi…» (Gv 15, 16): il Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina in Ucraina ha pubblicato un messaggio ai cappellani militari
Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina in Ucraina ha rivolto un messaggio speciale ai sacerdoti che svolgono il ministero nella cappellania militare

Il documento, firmato il 4 giugno da Sua Beatitudine Sviatoslav, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, approfondisce le dimensioni teologiche e spirituali del ministero del cappellano militare in tempo di guerra su vasta scala, e costituisce un punto di orientamento pastorale per quei sacerdoti che si trovano accanto ai soldati ucraini nei punti più caldi della guerra.
Il passo tratto dal Vangelo di Giovanni «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi…» diventa la chiave per comprendere che la cappellania non è una carriera o un incarico conferito da organi competenti dello Stato, ma una risposta alla chiamata di Dio.
Il Sinodo afferma che il cappellano militare è, prima di tutto, colui che «sta accanto»: «In queste due parole — essere accanto — risiede l’essenza della missione del pastore militare».
Nel documento viene formulata una definizione teologica dell’identità del cappellano militare: egli è un sacerdote che condivide la sorte del soldato, senza mai smettere di essere un servitore di Cristo. Egli vive nelle trincee, negli ospedali da campo, nei poligoni e nelle retrovie — ma opera sempre sostenuto dalla forza spirituale ricevuta nel Sacramento dell’Ordine. La sua presenza diventa una fonte di guarigione, di pace e di vittoria interiore, anche in condizioni più tragiche.
Il Sinodo elenca anche le sfide peculiari che i cappellani militari devono affrontare: «Essere accanto, in guerra, è un’esperienza dolorosa. Essa vi costringe a sentire le ferite degli altri come se fossero le proprie». Allo stesso tempo, i vescovi sottolineano anche che questa presenza ha una forza risanante sia per i soldati sia per le loro famiglie.
Nel documento, viene sottolineato inoltre che l’ingresso nel ministero della cappellania non deve essere un’imposizione, ma deve scaturire da una libera e profonda risposta interiore all’invito di Dio. Tuttavia, è necessario che la conoscenza e la preparazione a questa missione abbia luogo già nel periodo del percorso formativo in seminario del futuro sacerdote.
Riepilogando, i vescovi ricordano ai cappellani che sono chiamati a «andare e portare frutto». La vera cappellania non è semplicemente un servizio all’interno dell’esercito, ma un ministero svolto nel nome di Cristo per coloro che ogni giorno guardano in faccia la morte. Come diceva Sua Beatitudine Lubomyr Husar, il cappellano deve «entrare nell’anima e nel cuore della persona che serve». Questo è il vero scopo: portare il Vangelo nelle ferite più profonde dell’essere umano.
«Camminare sulle orme del Salvatore, con la missione che vi è stata affidata, richiede da voi la capacità di essere parte della cultura militare, di immedesimarvi nel contesto esigente fatto di apprendimento continuo, disciplina e, durante i combattimenti, di azione e prontezza sacrificale di rimanere sempre accanto ai vostri fratelli e sorelle sul capo, affinché non perdano mai la speranza», — sottolineano i Vescovi del Sinodo.
Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina (Roma)