Messaggio pasquale di Sua Beatitudine Sviatoslav

Messaggio pasquale di Sua Beatitudine Sviatoslav

16 aprile 2025, 17:35 19

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MESSAGGIO PASQUALE
DI SUA BEATITUDINE SVIATOSLAV

Prot. ВА 25/071

Ai vescovi,
reverendi padri, ai venerabili monaci e monache
e ai fedeli
della Chiesa greco-cattolica ucraina

Colui che ha liberato i fanciulli dalla fornace,
divenuto uomo, patisce come un mortale,
e con la passione riveste ciò che è mortale
dello splendore dell’incorruttibilità,
lui, il solo Dio dei padri
benedetto e piú che glorioso.

Ode 7 del Canone della Pasqua

Cristo è risorto!

Cari in Cristo!

La Pasqua di Cristo è la festa della trasformazione dell’uomo e dell’universo, della conversione della tristezza in gioia, della vittoria del bene sul male e della vita sulla morte. Le donne mirofore all’alba si affrettano in lacrime verso la tomba per ungere il corpo del Salvatore crocifisso e sepolto. Invece del Maestro morto, però, incontrano un angelo pieno di luce che annuncia loro il Cristo risorto e vivo. Arrivano tristi per ungere il sepolto con la mirra, e se ne vanno unte con l’olio della gioia: «Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato!» (Lc. 24, 5–6). L’angelo dice loro di cercare tra i vivi nella risurrezione Colui che hanno visto giorno prima tra i morti! Le lacrime di tristezza e la mirra per il defunto all’improvviso si trasformano in lacrime di gioia e unzione per proclamare la più grande Buona Novella nella storia dell’umanità: Egli è risorto!

Il meraviglioso mistero che avvolge le mirofore diventa realtà per ciascuno di noi. Oggi incontriamo il Signore risorto, che esce vittorioso dal sepolcro e conduce fuori dalle tombe tutti coloro che da sempre vi riposano. Cristo risorge nel corpo umano, e ogni persona risorge con Lui. Il sepolcro vuoto diventa il luogo dove i nostri cuori si riempiono di una gioia indicibile, perché il Signore oggi risorto ci conduce con sé nella gioia della vita eterna in Dio.

Colui che ha liberato i fanciulli dalla fornace, divenuto uomo, patisce come un mortale…

Quella domenica mattina, le donne mirofore e tutti i discepoli, che alla loro voce si precipitarono al sepolcro vuoto del Salvatore, nei loro cuori conservavano ancora il vissuto di terrore e disperazione di due giorni prima, quando videro Cristo umiliato, torturato e morto sulla croce. Fu molto doloroso per loro il sabato dopo la crocifissione: giorno di paura, confusione, dubbi, speranza perduta nel Maestro, giorno in cui da Dio non gli arrivò alcun segno né parola. Ma già il mattino seguente, dopo aver scrutato l’esperienza vitale e spirituale dell’umanità con uno sguardo di eternità, il messaggero della Resurrezione, pieno di luce, disse a tutti i discepoli di Cristo: «Non è qui!».

I canti con i quali la Chiesa accoglie oggi il Salvatore che esce vittorioso dalla tomba, ci ricordano che, celebrando la Pasqua, non dobbiamo guardare solo al passato. Lo stesso angelo invita noi, che abbiamo vissuto più di tre anni di guerra su vasta scala in Ucraina, a cercare e a vedere la presenza di Gesù nella Sua resurrezione là dove Egli è: nel nostro «oggi» pasquale.

Il mistero pasquale della sofferenza, morte e risurrezione del Signore rivela il significato più profondo dell’esperienza spirituale che il nostro popolo sta vivendo oggi. Aiutandoci a vedere Gesù sofferente e risorto tra noi e sintetizzando, di fatto, l’esperienza pasquale dei cristiani perseguitati nel II secolo in Asia Minore, Melitone di Sardi dice: «Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. … Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli.… Egli risuscitò dai morti e fece risorgere (con sé) l’umanità dal profondo del sepolcro» (Omelia sulla Pasqua, 65–67). Ecco perché oggi cantiamo che il nostro Salvatore è »Colui che ha liberato i fanciulli dalla fornace, divenuto uomo, patisce come un mortale».

Lo stesso Signore, che un tempo scese nel fuoco della fornace babilonese per salvare tre giovani, fedeli alla fede dei padri, dal comando empio del torturatore, prende su di sé tutte le sofferenze e persecuzioni ingiuste della storia biblica e umana. È Lui che oggi soffre nel corpo dell’Ucraina! È Lui che viene ucciso nelle nostre ragazze e nei nostri ragazzi al fronte. È Lui che continuano a torturare nei nostri prigionieri. È Lui che rapiscono nei bambini venduti alla schiavitù russa. È Lui ferito nei nostri eroi ed è sempre Lui che piange con gli occhi delle nostre madri, bambini e orfani che hanno perso figli, mariti e padri. È Lui che viene perseguitato e umiliato in vari paesi d’Europa e del mondo nei nostri migranti e profughi, che stanno salvando i loro figli dalla guerra e si prendono cura del futuro del nostro popolo. È Lui, il nostro Salvatore, che oggi non solo è con noi, ma è in noi. Egli condivide il nostro dolore e le nostre sofferenze, perché ci vede, ci conosce e ci sente in sé stesso, e soffre per le nostre ferite nel proprio corpo. Perciò, noi ucraini, possiamo dire oggi insieme all’apostolo Paolo che con le nostre sofferenze completiamo nel nostro corpo «quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col. 1, 24). Ed è per questo che la Chiesa di Cristo sta sempre accanto a chi soffre, perché in essi dimora il Signore che, fattosi uomo, soffre come un mortale, e sul suo corpo risorto porta le nostre ferite di oggi!

… e con la passione riveste ciò che è mortale…

In questo luminoso giorno della Risurrezione di Cristo, vediamo chiaramente che il nostro Salvatore non solo soffre nel corpo e nelle ferite dell’Ucraina, ma anche risorge in noi! È Lui che, spezzando vittoriosamente le catene senza violare i sigilli della tomba, esce dalla morte senza conoscere la corruzione. È Lui che riveste ciò che è mortale, la sofferenza stessa di ciascuno di noi, con la bellezza e la forza dell’immortalità e dell’incorruttibilità. Oggi, specialmente in questo tempo pasquale della nostra Chiesa e del nostro popolo per via della nostra esperienza cristiana, acquisita tra gli orrori della guerra, sappiamo che la vita e la risurrezione di Gesù Cristo pulsano nelle nostre vene. Celebrando la Pasqua, attraverso le nostre sofferenze nel Signore ci rivestiamo della bellezza dell’incorruttibilità.

Il pulsare stesso della forza del Risorto nel corpo della nostra Chiesa, l’esperienza e la consapevolezza di iniziare già oggi ad essere partecipi della Sua vita divina nel nostro corpo mortale, sono la fonte della nostra speranza cristiana. Celebrando la Pasqua, vogliamo essere testimoni della Risurrezione di Cristo e volgiamo proclamare a tutto il mondo: «Cristo è risorto! — È veramente risorto»! In questa grande festa desideriamo testimoniare la forza della speranza per l’Ucraina, facendola risplendere in tutto il mondo. L’Ucraina è ora il centro di cambiamenti globali. Perciò con tanta trepidazione le persone di tutto il mondo attendono la testimonianza della speranza che arriva dall’Ucraina. Questa speranza l’abbiamo già, la attingiamo dal Salvatore risorto e la condividiamo con tutta l’umanità.

Oggi in Ucraina la speranza, come bellezza dell’incorruttibilità che attraverso la sofferenza riveste tutti noi, ha numerosi volti illuminati. La si può vedere e incontrare in mezzo al nostro popolo. La speranza risplende sui volti dei difensori dell’Ucraina, che ormai per l’undicesimo anno consecutivo stanno dimostrando che l’invasore russo, numericamente più grande, può e deve essere fermato. La speranza risplende sui volti dei medici e dei soccorritori, che dopo ogni attacco missilistico instancabilmente salvano le vite degli anziani, degli adulti e dei bambini. La speranza illumina i volti di genitori, educatori e insegnanti che, in mezzo agli orrori della guerra e spesso a costo della propria vita, educano con amore i bambini insegnando loro la fede in Dio e tutto ciò che è buono, giusto ed eterno. La speranza risplende sui volti dei giovani ucraini sulle cui spalle — come un’enorme croce — è caduto il peso della tragedia della guerra e che, nonostante tutto, non smettono di amare e sognare, di formare famiglie e far nascere bambini, di scalare le vette della conoscenza e di sacrificare per la libertà della Patria ciò che è più prezioso, persino la propria vita e la salute.

Quest’anno, proclamato da Papa Francesco Anno giubilare per invitarci a diventare pellegrini di speranza, condividiamo coraggiosamente la nostra fede nel Salvatore risorto con tutto il mondo! Non abbiamo paura di raccontare la verità sulla nostra lotta, sulla pace e sulla giustizia per i quali combattiamo e che costruiamo ogni giorno! Non dobbiamo esitare a opporci alla menzogna, poiché la violenza e la morte cercano costantemente di giustificarsi ricorrendo alla diffamazione e alle falsità! In risposta all’oscurità che il nemico di questo mondo diffonde, risplendiamo con la luce della speranza in mezzo all’umanità smarrita e spaventata. Ci incoraggia a farlo l’Apostolo delle genti: «… ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio. Non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato» (Rom. 5, 2–5).

… lui, il solo Dio dei padri benedetto…

In questo giorno gioioso e luminoso, benediciamo e glorifichiamo il nostro Creatore e Salvatore, come lo hanno fatto di generazione in generazione i nostri predecessori-antenati nella fede. Eleviamo una preghiera di ringraziamento al Signore nostro Dio, crocifisso e risorto per la nostra salvezza. Rendiamo grazie per il dono della fede, della speranza e dell’amore, che Egli continuamente infonde nei nostri cuori; lo ringraziamo persino per le prove che ci manda, affinché possiamo manifestare il Suo amore e la Sua bontà verso coloro che soffrono.

Cari fratelli e sorelle in Cristo! Permettetemi di ringraziarvi dal profondo del cuore e di felicitarmi con voi per la festa della vittoria del bene sul male, della luce sulle tenebre, della speranza sulla disperazione, della verità sulla menzogna. So che ciascuno di voi al proprio posto contribuisce a questa vittoria con piccole e grandi opere. Il nostro nemico cerca di distruggere tutto ciò che non può conquistare, e vuole annientare coloro che non può dominare e asservire. Perciò ogni suo missile mortale e ogni drone è soltanto il segno della sua debolezza e dell’inevitabile sconfitta. Perché in Cristo risorto siamo invincibili!

Rivolgo oggi la parola della speranza pasquale a tutti coloro che hanno sofferto fisicamente, economicamente e moralmente a causa di questa guerra: ai militari e ai civili ucraini. Mi felicito per la Risurrezione di Cristo con i nostri soldati-eroi, che coraggiosamente guardano in faccia alla morte, proteggendo con amore coloro che stanno alle loro spalle. Vi assicuro la mia incessante preghiera per voi e i vostri cari. Mando auguri ai nostri feriti sul campo di battaglia, il cui sacrificio è molto prezioso per noi. Accompagno con la preghiera la vostra guarigione fisica e spirituale. Faccio gli auguri a coloro che si trovano in prigionia nemica o vivono nei territori occupati. Siate certi che non vi dimentichiamo, perché siete sempre cari e preziosi per noi. Faccio gli auguri agli ucraini cui marito o moglie, figlio o figlia, fratello o sorella, padre o madre sono a combattere al fronte. Abbraccio coloro che nell’ultimo anno hanno perso familiari o persone care o hanno avuto dispersi. Condivido il vostro dolore e la vostra ansia e affido nella preghiera la vostra perdita all’infinita e vivificante misericordia di Dio. Mando gli auguri a coloro che lottano per la vittoria, garantendo il funzionamento dei servizi e delle infrastrutture critiche nelle nostre città e villaggi. Rivolgo gli auguri ai nostri volontari, attivisti civici e tutte le persone di buona volontà. Auguro una Buona Pasqua ai governanti e ai diplomatici, accompagnando con la preghiera i loro sforzi per raggiungere una pace giusta. A tutti i profughi, sfollati, coloro che si trovano lontano da casa, faccio i miei auguri nel giorno della gioia e della vittoria pasquale. Vi trasmetto il calore degli abbracci della vostra Chiesa madre.

Trasmetto gli auguri pasquali e ringrazio coloro che in Ucraina e in diaspora hanno aperto i loro cuori per sostenere economicamente e moralmente le sorelle e i fratelli bisognosi e sofferenti. Mi felicito con i nostri pastori di anime, cappellani militari, medici e accademici, i nostri religiosi e religiose, specialmente quelli che si trovano nelle zone vicine al fronte e nelle zone di combattimento.

Abbraccio tutti, bambini, adulti e anziani, uomini e donne e vi auguro che — nella condivisione dei cibi benedetti del nostro cesto pasquale — possiate sentire la presenza del Dio della speranza, che ci dona gioia e pace. Vi auguro di cuore una felice Pasqua, buon uovo benedetto e una splendente gioia pasquale!

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo risorto, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi!

Cristo è risorto! È veramente risorto!

† SVIATOSLAV

Pubblicato a Kyiv,
presso la Cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo,
nella quinta domenica di Quaresima, il giorno della santa Maria Egiziaca,
della morte di San Metodio, maestro degli slavi,
6 aprile 2025 A. D.



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