«Riunirsi in dispersione»: come i giovani ucraini a Roma pregano e testimoniano Cristo al mondo

«Riunirsi in dispersione»: come i giovani ucraini a Roma pregano e testimoniano Cristo al mondo

3 agosto 2025, 18:23 9

A Roma risuona la voce della Chiesa Universale e quest’anno, in particolare, quella degli ucraini. Al Giubileo dei giovani, qui sono giunti oltre duemila giovani ucraini da vari angoli del mondo: dalle città prossime al fronte in Ucraina alle comunità della diaspora in Canada e negli Stati Uniti. Insieme ai vescovi, sacerdoti e responsabili delle commissioni giovanili, la gioventù della Chiesa greco-cattolica ucraina, della Chiesa latina in Ucraina e dell’Eparchia greco-cattolica di Mukachevo, si è riunita per pregare, per testimoniare la fede e per rinnovare la propria vocazione a essere «il sale della terra e la luce del mondo».

Il 30 e 31 luglio, a Roma si sono svolte le Giornate Mondiali dei giovani ucraini, testimonianza e promemoria del fatto che la gioventù della Chiesa ne diventa la Sua voce, volto e cuore, portando la luce di Cristo laddove è necessario: per l’Ucraina e per tutto il mondo. L’organizzazione del programma giubilare per la delegazione ucraina è stata curata dalla Commissione Patriarcale per i giovani della Chiesa greco-cattolica ucraina. L’evento ha fatto parte del Giubileo dei Giovani.

«Il Giubileo dei Giovani non è solamente un evento. È un pellegrinaggio in cui attingiamo alla forza di Dio e costruiamo una comunità capace di testimoniare Cristo nel mondo», ha sottolineato S. E. Bryan Bayda, Capo della Commissione Patriarcale per i giovani.


Il dialogo con il mondo

Il 30 luglio, gli ucraini hanno dato il via alla giornata con una preghiera di dodici ore presso la Cattedrale della Madonna di Zhyrovyci e Santi Martiri Sergio e Bacco, che si è svolta dall’alba al tramonto, riempiendo Roma con canti e preghiere per la pace e la vittoria dell’Ucraina. Il culmine della prima giornata è stata la celebrazione della Divina Liturgia presso la chiesa di Santa Maria dei Monti, presieduta da S. E. Hryhoriy Komar, Amministratore Apostolico dell’Esarcato apostolico in Italia.


Durante l’omelia, S. E. Hryhoriy si è rivolto ai giovani pellegrini invitandoli a diventare testimoni di Cristo: «Siamo arrivati qui per chiedere l’aiuto di Dio per i nostri soldati e per il diritto di rimanere noi stessi. Cari giovani, sfruttate l’opportunità di questi giorni per testimoniare la verità e la vostra fede. Non abbiate paura di testimoniare Cristo non solo in chiesa, ma anche nel vostro ambiente e sui canali sociali. Andare dietro a Cristo significa ottenere la pace nel cuore, perché Egli è la nostra pace e la nostra speranza».

Al termine della Liturgia, nella piazza adiacente alla chiesa dei Santi Martiri Sergio e Bacco si è svolto il programma «Il dialogo dei giovani ucraini con il mondo». Il cuore di Roma è stato riempito di musica e preghiera grazie a gruppi musicali ucraini, tra cui «MetaNoya» e «PopryVse». I giovani hanno partecipato a un masterclass sulla pittura di Petrykivka, a un flash mob sui trampoli animato dal gruppo teatrale «Gloria» e a un’esecuzione di canti religiosi con l’accompagnamento della bandurista Anastasia Voitiuk.

L’atmosfera creata è stata una vera testimonianza del fatto che la fede e la cultura sono capaci di parlare al mondo.

Nella casa spirituale degli ucraini

Il 31 luglio, i pellegrini ucraini si sono riuniti presso la Basilica minore di Santa Sofia, un luogo simbolico, eretto dal Patriarca Josyf Slipyj come casa spirituale per gli ucraini nel mondo.

S. E. Bryan Bayda, nel discorso di benvenuto, ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile questo pellegrinaggio.

«Ringrazio i giovani coraggiosi che sono giunti per testimoniare la Speranza che abbiamo in Cristo. Il nemico può distruggere l’Ucraina con i missili, ma è impossibile distruggere la preghiera, che è un pannello solare dell’anima. Nessuno potrà distruggere questo legame con Dio!», ha sottolineato il vescovo.


D. Roman Demush, vicedirettore della Commissione Patriarcale della Chiesa greco-cattolica ucraina per i giovani, ha sottolineato l’importanza di questo incontro: «Il motto del programma ucraino è ”Riunirsi in dispersione”. I giovani giunti qui sono il volto della speranza e ispirazione per tutta la Chiesa. Siamo qui, a Santa Sofia, e diciamo: l’Ucraina resiste, combatte, prega!».

Come affermato dagli organizzatori, i giovani arrivati in questi giorni a Roma sono il volto della Speranza e ispirazione: «La Speranza non abbandonerà mai i giovani ucraini, gli accompagnerà, e i giovani testimonieranno con la propria vita questa speranza in Dio».

La parola chiave con cui i pellegrini ucraini sono venuti al Giubileo dei Giovani è «Libertà». «La libertà è il superpotere degli ucraini e dei giovani ucraini, giacché la zavorra di questa guerra, come afferma spesso Sua Beatitudine Sviatoslav, è caduta principalmente sulle spalle dei giovani. Attingiamo a questa libertà nella forza divina e ci rafforziamo in questa guerra contro le forze del male», ha aggiunto il vicedirettore della Commissione Patriarcale per i giovani.

Nel corso della giornata i giovani hanno partecipato attivamente a tavole rotonde e workshop sulla leadership spirituale, il volontariato e il ministero. Tra i numerosi ospiti e speaker, Emanuela Gitto da «l’Azione Cattolica», Frère Benoît della comunità Taizé, S. E. Paul Kyung Sang Lee, nonché esperti e leader di pensiero ucraini.

Anche S. Em. il cardinale Americo Manuel Alves Aguiar si è rivolto ai giovani ucraini, chiamandoli con profonda gratitudine «pellegrini della speranza». Ha ricordato che, nonostante il dolore e le sfide poste dalla guerra, i giovani ragazzi e ragazze ucraini, già durante la Giornata mondiale dei giovani a Lisbona hanno dimostrano al mondo la forza della loro fede e del loro desiderio di pace. «La vostra presenza qui è un segno importante del fatto che la gioventù cristiana non si lascia conquistare dalla logica della prepotenza», ha sottolineato il cardinale. Ha anche aggiunto parole di sostegno: «Cari giovani ucraini: non siete soli. La Chiesa cammina insieme a voi. I giovani di tutto il mondo pregano insieme a voi, camminano insieme a voi, sognano insieme a voi».

Successivamente si è svolta la Divina Liturgia, presieduta da S. E. Bryan Bayda, concelebrata insieme a S. E. Hryhoriy Komar, S. E. Maksym Ryabukha, esarca di Donetsk, e S. E. Vitaliy Krivytskyj, vescovo della diocesi di Kyiv-Zhytomyr della Chiesa latina in Ucraina.

Testimoni della Speranza

Il programma serale di concerto ha riunito i giovani in preghiera e gioia. I gruppi cristiani hanno creato un’atmosfera di festa spirituale, ciò che tanto manca ai giovani che vivono in condizioni di guerra.

Grazie all’iniziativa benefica «Biglietto della Speranza», promossa da S. E. Bryan Bayda, al pellegrinaggio hanno partecipato oltre 100 giovani dalla metropolia di Kyiv della Chiesa greco-cattolica ucraina, inclusi quelli provenienti dalle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina. Questa è stata un’occasione per i giovani provenienti da territori di frontiera di distrarsi almeno per un istante dalla realtà della guerra, ma anche per condividere con il mondo la propria forza di libertà, fede in Dio e preghiera per la tanto attesa giusta pace nella Patria.

La diciottenne Anastasia di Kherson ha condiviso: «Per me è molto importante sentire il sostegno di altri giovani e della Chiesa, qui a Roma, ma anche raccontare la realtà in cui oggi vivono gli ucraini nelle regioni di frontiera e quelle deoccupate», ha affermato la giovane. «Prego per la pace e voglio che il mondo non dimentichi l’Ucraina. Dimostriamo che anche in tempo di guerra la nostra fede è più forte della paura».

Per il sedicenne Mykyta dalla città di Kam’yansk, partecipare al pellegrinaggio giubilare a Roma significa «stare insieme nella fede, anche quando tutto intorno sembra senza senso». «Voglio rappresentare degnamente il mio paese e pregare per tutti quelli che non possono essere qui con noi», ha aggiunto il giovane.


Il Giubileo dei Giovani a Roma ha testimoniato che la gioventù ucraina è il volto della Chiesa che prega, serve e testimonia Cristo nel mondo. Ed è proprio con questa speranza che tornano a casa per condividere la luce della fede lì dove ce n’è più bisogn

Dipartimento dell’informazione della Chiesa greco-cattolica ucraina
Foto: Ivanna Bohak

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