«Verso una teologia della speranza per e dall’Ucraina»: conferenza internazionale a Roma

15 maggio 2025, 16:27 3

Dall’Ucraina martoriata e ferita può nascere una teologia della speranza, che si concretizza nella fede che è rimasta incrollabile nonostante la guerra, testimoniata dalle icone venerate sotto i bombardamenti, dalle processioni svolte in territorio di guerra, dalle preghiere che salgono incessanti. È stato sottolineato in una conferenza internazionale che si è tenuta il 14 e 15 maggio presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e l’Università di Notre Dame

«Verso una teologia della speranza per e dall’Ucraina»: conferenza internazionale a Roma

La conferenza aveva come titolo «Verso un teologia di speranza per e dall’Ucraina», e aveva come obiettivo quello di porre le fondamenta di una disciplina teologica della speranza che prenda le mosse proprio dalla sofferenza del popolo ucraino. È teologia in atto, teologia in pratica, discussa in due sessioni.

La prima, una sessione aperta, con discorsi di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, e del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, e una lunga relazione del professor Myroslav Marynovych, presidente dell’Istituto della Religione e della Società della Università Cattolica Ucraina.

Quindi, una sessione a porte chiuse, su invito, con panel di discussione che porranno le basi, si spera, di un nuovo modello di ricerca teologica.


Nel suo indirizzo saluto, Sua Beatitudine Sviatoslav ha detto che «oggi in Ucraina la speranza — come bellezza dell’incorruttibilità che, attraverso la sofferenza, riveste ciascuno di noi — ha numerosi volti illuminati».

Il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina ha poi sottolineato: «Non dobbiamo esitare a opporci alla menzogna, poiché la violenza e la morte cercano costantemente di giustificarsi ricorrendo alla diffamazione e alla falsità! In risposta all’oscurità che il nemico del genere umano diffonde, noi risplendiamo con la luce della speranza, in mezzo a un’umanità smarrita e impaurita».

Da parte sua, il Cardinale Parolin ha tracciato una linea di continuità tra il pontificato di Papa Francesco appena terminato e quello di Leone XIV «due Papi, due voci, accomunati dallo stesso sentimento, dalla stessa compassione evangelica, accomunati dall’aver tracciato una via della speranza, la speranza che nasce dal dolore, la via della pace che si costruisce nella verità, la via della fede che non si arrende di fronte alla logica della guerra».


Una teologia di pace dall’Ucraina «non nasce nei libri, ma dalla sofferenza», perché da quel popolo «ci giunge una testimonianza viva».

Il Cardinale Parolin nota che «da febbraio 2022, la guerra in Ucraina ha seminato morte e distruzione. Un profondo trauma nazionale, intere città sono diventate simbolo del dolore umano.

Eppure in questi luoghi la fede non è morta ma ha trovato nuove espressioni», tanto che si può «affermare che la speranza in Ucraina è una forma di martirio silenzioso».

La stessa conferenza «nasce da una ferita aperta», perché «l’Ucraina è emblema di una speranza sottoposta ad una prova più dura», ovvero «la perdita, la separazione, la morte», da cui «si innalza un grido che interpella la teologia».


Ma, ha notato il Segretario di Stato vaticano, «proprio nei momenti più bui la speranza cristiana si manifesta come una forza sorprendente, perché la Speranza è la capacità di vedere oltre l’oscurità, di riconoscere otlre la vita la possibilità della resurrezione. E nasce dalla certezza di Dio che è presente nella storia. Come ci ha ricordato Leone XIV, non prevarrà il male».

Il Cardinale Parolin ha poi delineato i tre compiti della Chiesa in Ucraina, ovvero di «accompagnare il popolo, fasciare i feriti e costruire un futuro», compiti portati avanti «ogni giorno attraverso la testimonianza,» dove le parrocchie «diventano centri di accoglienza e distribuzione di aiuti», mentre «i giovani si impegnano nel volontariato e nella solidarietà», e intanto si risponde anche all’urgenza spirituale di «aiutare e non cedere alla disperazione».

Il porporato ricorda che «la speranza cristiana è sempre orientata alla riconciliazione che richiede un cammino di verità guarigione della memoria», esalta la difesa del «valore della libertà e della patria» sperimentata in Ucraina,» sottolinea che «la speranza cristiana è missionaria ci chiama a costruire ponti a lavorare per la giustizia la pace e la riconciliazione perché nessuno si salva da solo».

Il Cardinale Parolin delinea anche una «teologia mariana della speranza», guardando all’icona di Maria Orante che si trova nella Basilica di Santa Sofia a Kyiv, e afferma che «la speranza cristiana non è un lusso, ma è un’urgenza per i tempi feriti».

Myroslav Marynovych, nella sua lunga relazione, ha delineato le sfide della teologia della speranza in Ucraina, guardando al contesto internazionale, ma anche al valore della popolazione locale, e ha concluso: «Questa era non è di disperazione, ma di speranza».

Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina a Roma

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